Il primo mese

Scatto di crescita: come sopravvivere senza esaurirsi

Lo scatto di crescita nei neonati è la perfetta situazione che può mandarti in esaurimento in una settimana apparentemente tranquilla.

Se c’è una cosa che non ho mai capito è la realtà edulcorata che ti presentano durante i corsi preparto. Ore e ore a spiegarti come funziona il travaglio e come superare il dolore delle contrazioni (che, per carità, serve anche quello, eh?!). Ma ci fosse qualcuno che ti prepari ai momenti dopo il parto in cui avresti voglia di imprecare come uno scaricatore di porto!

La scena tipica: tu hai questo frugoletto tra le mani che è così dolce e carino a guardarsi. E sembra proprio un angioletto mentre dorme. Mangia e fa la cacca che è un piacere. Poi, di punto in bianco, si mette a piangere. Ma di quegli urli che manco una capretta di montagna. Lui è lì che ti guarda con gli occhi rossi e lacrimosi e piange a più non posso. E va avanti per ore a disperarsi perché nessuna posizione in cui lo metti va bene. Nemmeno il latte lo calma (se non temporaneamente).

E allora controlli nella checklist che ti sei fatta in testa quelle due o tre cose che, di solito, sono il motivo dei suoi pianti. Giretto veloce nel fasciatoio, ma no, non è il pannolino sporco da cambiare. Sarà fame? Manco quello perché dopo due ciucciate si stacca per continuare a disperarsi. E con un giocattolino? Lo guarda e si mette ad urlare ancora più forte. Che meraviglia.

Ok, in questo momento se vuoi metterti a piangere fallo pure. Aiuta a sfogarsi un pò. Passati questi cinque minuti in cui ti flagelli pensando di essere la madre peggiore di questa Terra perché la creatura è disperata e tu non riesci a capire il motivo, cerca di ripigliarti. Non sei una pessima mamma. Il piccolo sta solo avendo uno scatto di crescita.

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Hai presente quando hai il ciclo e in quei giorni ti dà fastidio anche l’aria che respiri? Ecco. E’ lo stesso. Solo che il bebè ha lo scatto di crescita perché stanno avvenendo dei cambiamenti nel suo sviluppo fisico, psicomotorio e cognitivo. Tutto insieme, vi chiederete? Ebbene sì. Sennò se fosse stata una cosa graduale durante l’arco del mese era troppo facile.

E allora vai a cercare su internet se c’è un modo per far passare il momento più in fretta. E no, non c’è. Abbiamo già controllato noi. Più e più volte. Mettitela via. Armati di pazienza e via di camminate con il ranocchietto in braccio. Su e giù, tra la cameretta e il salotto dondolandolo così tanto che la schiena ti diventa così storta che gobbo di Notre Dame scansati proprio.

Una volta che sarai riuscita a calmarlo, poi, vorrai mica rischiare di mandare tutto all’aria appoggiandolo nella sua culla, vero? E mò che si fa? Ti siedi e cerchi di trovare una posizione comoda così. Non ci riesci? Tutto nella norma. E se le vertebre la mattina dopo vogliono schizzarti fuori dalla spina dorsale manco fossero palline del flipper poco importa. L’importante è dormire. E nella scala di priorità, il sonno batte il mal di schiena. O il mal di testa. O qualsiasi cosa. Il sonno vince su tutto.

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Lo scatto di crescita è così, arriva quando meno te l’aspetti e se ne va con altrettanta facilità. Un giorno il pupo è felice e l’altro è isterico. Come se fosse posseduto dalla sirena dei vigili del fuoco. Senza tregua h24. Dopo qualche giorno di panico, però, il nervosismo per fortuna se ne va e il frugoletto si sveglia con il sorriso di sempre. Tu nel frattempo ringrazi tutti i santi che conosci per aver cessato tale tortura e pensi che, in fondo, tutto è bene quel che finisce bene.

Ah, no! Tra un mese circa succederà di nuovo.

E allora che si fa? Non ci pensiamo finché non arriverà il prossimo scatto di crescita. Che magari, se siamo fortunate, non renderanno il pupo isterico come l’ultima volta. O forse sì. Ma, in quel caso, magari, faremo in modo di sentirci un po’ meno in colpa e lasceremo il cucciolo in compagnia della nonna. Che sì, lo so, sarà anche brutto da dire, ma in certi giorni riuscire a tirare un po’ il fiato tra un pianto e l’altro può essere una manna dal cielo.

Ma, soprattutto, evita a noi l’ennesimo esaurimento. Che male proprio non fa.

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